Descrizione
Artists
David Riondino – vocals
Fausto Beccalossi – fisarmonica
Carlos “ El tero” Buschini – doublebass, acoustic bass
Francesco D’auria – drums & percussion
Claudio Farinone – classical guitar
Tracklist:
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20 anos -20 anni Maria Teresa Vera, testo di Guillermina Aramburu, Cuba 1935
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Amor Salvaje – Amor selvaggio Miguel Angel Valladares, Mexico 1953.
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Doble inconsciencia – Doppia incoscienza Manuel Corona, Cuba 1900
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Verdad amarga – Verità amara Consuelo Velasquez, Mexico anni 40
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Historia de un amor – Istoria di un amor Carlos Almaran, Panama 1956
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Soy lo prohibido – Frutto proibito Roberto Cantoral Garcia, Mexico 1970
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La vida es un sueno – La vita è un sogno Arsenio Rodriguez, Cuba 1947
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Mienteme mas – Mentimi Armando “Chamaco” Dominguez Borràs, Mexico anni 50
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Irrimediablemente solo – Irrimediabilmente solo Avellino Munoz Barrios, Panama anni 50
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Puro teatro – Puro teatro Catalino “Tite” Curet Alonso, Puertorico anni 60
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Yira Yira – Gira gira Enrique Santos Discepolo, Argentina 1930
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Mano a mano – Mano a mano Caledonio Flores, Argentina 1923
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Soledad – Solitudine Alfredo Le Pera, Argentina 1934
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Vou dar de beber à dor – Darò da bere al dolore Alberto Janes, Portogallo anni 60
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Anos – Gli Anni Pablo Milanes, Cuba 1980
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El breve espacio ben que no estas – Il breve spazio Pablo Milanes, Cuba 1984
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Se perdo te Sergio Bardotti, Italia 1967
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Il mondo che vorrei Vasco Rossi, Italia 2008
David Riondino, artista a tutto tondo, impegnato sul versante teatrale, televisivo, radiofonico e chi piu ne ha più ne metta, qui è protagonista di un progetto discografico di grande impatto, coaudiuvato da grandi musicisti. Un repertorio che pesca nel bacino del Sudamerica e principalmente a Cuba canzoni scritte tra gli anni trenta e il cinquanta, melodie e liriche spesso immortali ma raramente tradotte in italian. Riondino ha operato le traduzioni in Italiano cercando di riproporli il più letterali possibile, ma senza negarsi il piacere di un adattamento. Musicisti straordinari, con un organico per tre quarti europeo e per un quarto americano, a dimostrare che l’Europa parla (o perlomeno suona) ancora latino. Principalmente Boleros, ma anche incursioni nel Tango e nella canzone d’autore italiana.
Cura negli arrangiamenti, intensità espressiva, il piacere di riassaporare celebri canzoni riproposte in una chiave sorprendente per piacevolezza e eleganza nello stesso tempo.
Dalle linee di copertina: “Nel lontano 1995, nella bella Avana, per qualche caso del destino recitavo una piccola parte in un film di Sergio Cabrera, regista colombiano. Il film era tratto da una storia di Alvaro Mutis: “Ilona viene con la pioggia”. Nel cast, c’era uno straordinario attore e scrittore nonché buon rappresentante di quell’elegante scintillìo che sostiene l’esprit Latino Americano, a nome Humberto Dorado. Devo a costui molte fondamentali intuizioni sull’arte e la vita in genere, tutte purtroppo dimenticate appena passato l’effetto del rum consumato nelle lunghe attese tra una scena e l’altra, spesso sotto infiniti rovesci di pioggia tropicale, al riparo delle nostre conversazioni in diroccate e bellissime case del Vedado. Inventammo diversi movimenti artistici tipicamente latini (il Platanismo per esempio, ma non ricordo più cosa avesse a che fare con le banane) e uno di quei giorni Humberto mi suggerì l’idea che da il titolo a questo disco. E cioè mi disse che a suo parere il Bolero era una forma di psicoterapia popolare, adatta alla immensa platea poco alfabetizzata dell’America centrale e meridionale. E che quindi il Bolerista che si presentava nelle sale da concerto Cilene, Boliviane, Messicane, Cubane degli anni tra il 1930 e il 1960, soprattutto quelle periferiche, o di borghi di provincia, portava con sé un repertorio di casi clinici, un catalogo di incidenti d’amore, più o meno come uno psicoterapeuta di oggi. L’intuizione di Dorado diventò poi, a duemila già iniziato, una serie di puntate per la Radio Svizzera: “Il Bolero come Terapia” era appunto il titolo della serie. In ogni puntata venivano commentati i casi clinici proposti da quattro Boleros, uno dei quali veniva tradotto in italiano e cantato dal sottoscritto, mentre a suonare chitarra e violoncello erano Claudio Farinone e Paolo Damiani. Le canzoni che furono tradotte allora sono qui riproposte in veste più elaborata, ma è ragionevole ricordare dove e come è nato e cresciuto questo progetto”. David RiondinoDavid Riondino, an all-round artist, engaged on the theatrical, television, radio and so on and so forth, here is the protagonist of a record project of great impact, assisted by great musicians. A repertoire that fishes in the basin of South America and mainly in Cuba songs written between the thirties and fifties, melodies and lyrics often immortal but rarely translated into Italian. Riondino made the translations into Italian trying to reproduce them as literal as possible, but without denying himself the pleasure of an adaptation. Extraordinary musicians, with three quarters European and one quarter American staff, demonstrating that Europe still speaks (or at least plays) Latin. Mainly Boleros, but also forays into Tango and Italian songwriting.
He takes care of the arrangements, expressive intensity, the Care in the arrangements, expressive intensity, the pleasure of savoring famous songs re-proposed in a surprising key for pleasure and elegance at the same time. From the cover lines:
“Back in 1995, in beautiful Havana, by some chance of fate I was playing a small part in a film by Sergio Cabrera, a Colombian director. The film was based on a story by Alvaro Mutis: “Ilona comes with the rain”. In the cast, there was an extraordinary actor and writer as well as a good representative of that elegant sparkle that supports the Latin American spirit, named Humberto Dorado. I owe to him many fundamental insights on art and life in general, all unfortunately forgotten as soon as the effect of rum consumed in the long waits between one scene and another, often under infinite showers of tropical rain, sheltered from our conversations in dilapidated and beautiful houses of the Vedado. We invented several typically Latin artistic movements (Platanism for example, but I no longer remember what it had to do with bananas) and one of those days Humberto suggested to me the idea that gives the title to this record. And that is, he told me that in his opinion the Bolero was a form of popular psychotherapy, suitable for the immense low literate audience of Central and South America. And therefore the Bolerista who appeared in the Chilean, Bolivian, Mexican, Cuban concert halls of the years between 1930 and 1960, especially the peripheral ones, or provincial villages, brought with him a repertoire of clinical cases, a catalog of love accidents, more or less like a psychotherapist today. Dorado’s intuition then became, with two thousand already begun, a series of episodes for Swiss Radio: “Bolero as Therapy” was precisely the title of the series. In each episode the clinical cases proposed by four Boleros were commented, one of which was translated into Italian and sung by myself, while Claudio Farinone and Paolo Damiani played guitar and cello. The songs that were translated then are presented here in a more elaborate guise, but it is reasonable to remember where and how this project was born and grew up”. David Riondino